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Lunedì, 04 Marzo 2024 16:29

La Psicologia del Piacere Profondo

La Psicologia del Piacere Profondo

In questo articolo proviamo a capire come riconoscere e dare spazio agli elementi di piacere profondo che esistono spesso anche nelle nostre vite spesso frenetiche.

Per farlo, attingiamo al lavoro di uno psicologo ungherese-americano, Mihaly Csikszentmihalyi, che ha sviluppato la Teoria del "Flow" (o "Flusso"), detta anche Teoria dell'Esperienza Ottimale. [1] 

 

1. Cos'è il Flow?

Il Flow è:

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"Lo stato in cui le persone sono così coinvolte in un'attività che nient'altro sembra avere importanza; l'esperienza in sé è così piacevole che le persone la svolgono per il puro piacere di farlo." [1]

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Ognuno di noi può portare alla mente un'Esperienza Ottimale. Per riconoscerla è sufficiente ricordare un'attività che produce in noi queste sensazioni:

  • Sentiamo di avere controllo sulle nostre azioni;
  • Siamo profondamente concentrati in ciò che facciamo;
  • Abbiamo un'idea precisa dei nostri obiettivi e delle future ricompense;
  • Non percepiamo alcuno sforzo;
  • Dimentichiamo le preoccupazioni della vita quotidiana;
  • Smettiamo di giudicarci;
  • Il tempo passa senza che ce ne accorgiamo;
  • Dopo aver terminato ci sentiamo rinvigoriti.

 

2. I tre pilastri del Flow 

È importante sottolineare che l'Esperienza Ottimale non dev'essere né grandiosa né specifica. L'unica cosa che conta è che sia perfetta per noi.

Per tale ragione è chiamata anche Esperienza "Autotelica" (dal greco "Auto" = "autonomo" e "Telos" = scopo) o "Autosufficiente", il che significa la svolgiamo per il puro piacere di svolgerla e non per raggiungere qualche altro scopo attraverso di essa.

Qualche esempio:  

  • Insegnare ai bambini è Ottimale se lo facciamo per il genuino piacere dell'interazione con i bambini. Non è Ottimale se il nostro scopo è trasformarli in buoni cittadini. 
  • Giocare in borsa è Ottimale se lo facciamo perché ci dà piacere il "gioco" di prevedere le tendenze future. Non è Ottimale se lo facciamo al fine di guadagnare denaro. 

L'Esperienza Ottimale non ha dunque un contenuto specifico ma ciascuno può identificare la propria in base a tre caratteristiche principali:

2a. Autonomia degli obiettivi

L'Esperienza Ottimale che dà luogo allo stato di "Flow" si verifica quando la nostra contentezza non dipende da nessun fattore esterno ma solo da noi.

Per coltivare esperienze ottimali dobbiamo quindi in primo luogo potenziare la nostra capacità di comprendere i nostri reali bisogni, tradurli in obiettivi e in piccole attività gratificanti e coltivare metodicamente queste attività senza lasciarci influenzare dall'ambiente che ci circonda.

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"Per superare le ansie (...) della vita contemporanea (...) una persona deve sviluppare la capacità di trovare piacere e scopo indipendentemente dalle circostanze esterne." [1]
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2b. Attenzione focalizzata

L'Esperienza Ottimale che dà luogo allo stato di "Flow" ha in secondo luogo inoltre la capacità di assorbire completamente la nostra attenzione, fino a farci dimenticare come già visto, le fatiche della vita quotidiana, le preoccupazioni per la nostra inadeguatezza e persino lo scorrere del tempo.

Per raggiungere questo stato di assorbimento occorre però imparare a focalizzare l'attenzione sulle attività e sugli obiettivi che soddisfano i nostri bisogni più autentici.

Non è un caso che la focalizzazione intenzionale dell'attenzione e la consapevolezza del momento presente siano anche pilastri della Mindfulness. Concetti simili alla focalizzazione dell'attenzione sono presenti sin dai testi antichi sia nella tradizione Vipassana che nello Zen.

La capacità di controllare la nostra attenzione è oggi una delle sfide più grandi poiché abbiamo accesso ad una quantità di informazioni senza precedenti nella storia e siamo circondati da tecnologie appositamente progettate per catturare la nostra attenzione, mantenendoci in uno stato di passività che nulla ha a che fare con lo stato di Flow.

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"Molte persone sentono che il tempo trascorso al lavoro sia essenzialmente sprecato. (...) Per molte altre anche il tempo libero è sprecato. (...) Di conseguenza, la vita trascorre in una sequenza di esperienze noiose e ansiose su cui una persona ha poco controllo." [1]
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2c. Equilibrio tra sfide e abilità

Lo stato di "Flow" si verifica, infine, quando il nostro arco è teso al punto giusto, ossia quando l'attività in cui siamo immersi presenta sfide che percepiamo come adeguate alle nostre abilità.

Saper riconoscere la presenza o l'assenza di tale equilibrio è una competenza chiave per identificare il nostro stato emotivo e di conseguenza ci permette, se possibile, di apportare gli appropriati correttivi per migliorare la situazione.

Per capire meglio come i nostri stati emotivi variano a seconda della combinazione fra sfide e abilità percepite può essere utile l'immagine che segue [2, 5], nella quale possiamo muoverci in varie direzioni:

  • Da sinistra a destra: aumentano le nostre abilità percepite;
  • Dal basso all'alto: aumentano le sfide percepite;
  • Dal centro all'esterno: aumenta l'intensità dell'emozione


Ogni combinazione tra sfide e abilità percepite genera un diverso stato emotivo:

  • Noia: le sfide percepite sono basse mentre le abilità percepite sono medie;
  • Apatia: le sfide percepite e le abilità percepite sono entrambe basse;
  • Preoccupazione: le sfide percepite sono medie e le abilità percepite sono basse;
  • Ansia: le sfide percepite sono alte mentre le abilità percepite sono basse;
  • Eccitazione: le sfide percepite sono alte e le abilità percepite sono medie;
  • Controllo: le sfide percepite sono medie e le abilità percepite sono alte;
  • Rilassamento: le sfide percepite sono basse e le abilità percepite sono alte;

Solo nello stato di Flusso le sfide percepite sono alte e uguali alle abilità percepite. Questo corrisponde all'Esperienza Ottimale che dà piacere profondo.

 

3. Il Flow in Psicoterapia

L'applicazione della Teoria del Flow alla psicoterapia ha permesso di costruire interventi che introducono piccole modifiche nella vita quotidiana dei pazienti, cercando di orientarla verso esperienze che valorizzino i loro interessi e le loro abilità [3], [4].

Non serve un cambio radicale ma un graduale aiuto ad identificare le attività che i pazienti apprezzano e ad imparare come dedicare loro maggiore attenzione.

Il terapeuta può impiegare diverse strategie volte a:

  • Modificare le percezioni dei pazienti riguardo alle loro abilità e alle sfide esterne;
  • Potenziare la loro capacità di attenzione;
  • Aiutarli nell'identificare le attività che forniscono piacere autentico;
  • Suggerire modi per dedicare maggiore spazio a queste attività.

Per fare degli esempi concreti possiamo immaginare sette persone che si trovano in sette diversi stati emotivi e immaginare i suggerimenti che il terapeuta può dare per muoversi da tali stati verso l'ottavo stato, ossia la condizione di "Flow":

  1. Noia: Sofia si annoia facilmente al lavoro e non trova sfide che corrispondano alle sue abilità, portandola a sentirsi sottostimolata anche fuori dal lavoro. Il terapeuta potrebbe suggerirle di negoziare maggiori responsabilità con il suo datore di lavoro e, fuori dal lavoro, di iscriversi a corsi che la interessano e la sfidano;
  2. Apatia: Leonardo si sente disconnesso e non stimolato sia nel suo lavoro di ufficio che nella vita personale. Il terapeuta potrebbe suggerirgli di esplorare nuovi interessi, vecchie passioni che ha trascurato, o di iniziare un progetto personale o di volontariato che possa offrirgli nuove sfide e opportunità di crescita;
  3. Preoccupazione: Aurora si sente sopraffatta dalle nuove responsabilità e dubita delle sue capacità. Il terapeuta potrebbe suggerirle di riformulare i suoi obiettivi in piccoli passi gestibili e di sviluppare competenze specifiche attraverso una formazione pratica mirata ad aumentare la sua fiducia in sé stessa;
  4. Ansia: Francesco prova ansia a causa di aspettative lavorative che sente oltre le sue capacità. Il terapeuta potrebbe suggerirgli di rafforzare le sue strategie di gestione dello stress come la Mindfulness e di stabilire limiti realistici al lavoro;
  5. Eccitamento: Giulia si sente stimolata dalle sue attività lavorative che corrispondono alle sue abilità, ma questo stato le appare transitorio e instabile. Il terapeuta potrebbe suggerirle di stabilizzare questa condizione ampliando le sue abilità in modo da mantenere un equilibrio tra sfide e competenze;
  6. Controllo: Tommaso gestisce efficacemente le sue responsabilità lavorative, ma a volte ha la sensazione di non essere abbastanza sfidato da ciò che fa. Il terapeuta potrebbe suggerirgli di identificare nuovi obiettivi che gli forniscano nuova motivazione sia a livello professionale che personale;
  7. Rilassamento: Ginevra si sente competente nelle sue mansioni lavorative ma non abbastanza stimolata. Il terapeuta potrebbe suggerire di cercare attività che la spingano leggermente fuori dalla sua zona di comfort, come imparare una nuova lingua o una nuova abilità manuale o intellettuale.

 

4. Conclusioni

La vita è ben lontana dall'essere perfetta e lo stato di "Flow" può essere un'oasi in cui ci ristoriamo nel deserto delle sfide quotidiane o un'aspirazione che ci guida alla ricerca di una via verso il benessere.

Come abbiamo detto in un precedente articolo, "far durare e dare spazio" a ciò che già c'è di sano nelle nostre vite è un prezioso alleato per la prevenzione e la cura del disagio psicologico.

Nonostante le tante difficoltà che incontriamo quotidianamente, c'è una strada che ci permette di cercare, scoprire e coltivare esperienze di piacere profondo.

Questa strada richiede attenzione e cura ma è possibile percorrerla, se necessario con il più appropriato supporto.

Bibliografia:

  1. M. Csikszentmihalyi (1990): "Flow: The Psychology of Optimal Experience". Harper & Row, New York. Trad. It. Adriana Guglielmin (a cura di), "Flow. Psicologia dell’esperienza ottimale", ROI Edizioni. Milano, 2021.
  2. M. Csikszentmihalyi (1998): "Finding Flow: The Psychology Of Engagement With Everyday Life". Basic, New York.
  3. P. Inghilleri (1999): "From subjective experience to cultural change" Cambridge University Press. Cambridge.
  4. F. Massimini, M. Csikszentmihalyi e M. Carli (1987): "The monitoring of optimal experience: A tool for psychiatric rehabilitation". Journal of Nervous and Mental Disease, 175 (9), 545– 549.
  5. S. J. Lopez, C. R. Snyder (2002): "Handbook of Positive Psychology". Oxford University Press, New York. 

 

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